La zonizzazione acustica è uno strumento di pianificazione territoriale che andrebbe utilizzato in parallelo al piano urbanistico e con esso aggiornata periodicamente.
L'obbligo da parte dei Comuni di redigere la classificazione acustica del proprio territorio è stata prevista sin dal D.P.C.M. 01/03/1991 intitolato "Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno", onere al quale non è seguito un esteso consenso, sia perché il citato decreto era privo di adeguate linee guida comuni, sia perché non v'era previsto alcun provvedimento coercitivo per quelle Amministrazioni inadempienti.
Lo scopo principale della zonizzazione acustica è la suddivisione del territorio comunale in aree acusticamente omogenee in modo da prevenire il deterioramento di zone non inquinate e di fornire un indispensabile strumento di pianificazione, di prevenzione e di risanamento dello sviluppo urbanistico, commerciale, artigianale e industriale. A tal fine, per ciascuna area omogenea, definita in relazione alla sua destinazione d'uso, viene associata una delle sei classi previste dal D.P.C.M. 14/11/1997, recante "Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore".
CLASSE I – Aree particolarmente protetteRientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc.
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CLASSE II – Aree destinate ad uso prevalentemente residenzialeRientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali ed artigianali.
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CLASSE III – Aree di tipo mistoRientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici.
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CLASSE IV – Aree di intensa attività umanaRientrano in questa classe Rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali ed uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali; le aree con limitata presenza di piccole industrie.
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CLASSE V – Aree prevalentemente industrialiRientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni.
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CLASSE VI – Aree esclusivamente industrialiRientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi.
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Il Comune di Brescia ad esempio, ha adottato la classificazione in data 29/09/2006 ed è possibile consultarla al seguente link.
Nella sezione seguente verranno discussi appunto i valori massimi che possono essere rilevati in ciascuna classe.
I limiti per il rumore ambientale
Laddove i Comuni non abbiano ancora provveduto all'approvazione di una classificazione acustica, il D.P.C.M 01/03/1991 prevede la suddivisione del territorio come mostrato nella tabella seguente. I limiti sono forniti in riferimento alle due fasce orarie diurna (che va dalle 06:00 alle 22:00) e notturna (dalle 22:00 alle 06:00).
Zonizzazione | Limite diurno Leq(A) | Limite notturno Leq(A) |
Tutto il territorio nazionale | 70 | 60 |
65 | 55 | |
Zona B[2] | 60 | 50 |
Zona esclusivamente industriale | 70 | 70 |
[1]La zona A nel D.M. 1444/68 è individuata nel centro storico e nei nuclei antichi.
[2]La zona B nel D.M. 1444/68 è individuata nei nuclei abitati, divisi, in base alla densità abitativa in B1 e B2.
Il D.P.C.M. 14.11.1997 ribadisce la suddivisione del territorio in classi (che però diventano sei) e introduce per ogni zona dei valori limite, espressi come livello equivalente in dB(A), in particolare si parla di:
In seguito vengono presentate le tabelle con i limiti fissati dalla legislazione.
Classe di destinazione d’uso del territorio | Tempi di riferimento | ||
Limite diurno (6.00 – 22.00) | Limite notturno (22.00 – 6.00) | ||
I | Aree particolarmente protette | 45 | 35 |
II | Aree prevalentemente residenziali | 50 | 40 |
III | Aree di tipo misto | 55 | 45 |
IV | Aree di intensa attività umana | 60 | 50 |
V | Aree prevalentemente industriali | 65 | 55 |
VI | Aree esclusivamente industriali | 65 | 65 |
Classe di destinazione d’uso del territorio | Tempi di riferimento | ||
Limite diurno (6.00 – 22.00) | Limite notturno (22.00 – 6.00) | ||
I | Aree particolarmente protette | 50 | 40 |
II | Aree prevalentemente residenziali | 55 | 45 |
III | Aree di tipo misto | 60 | 50 |
IV | Aree di intensa attività umana | 65 | 55 |
V | Aree prevalentemente industriali | 70 | 60 |
VI | Aree esclusivamente industriali | 70 | 70 |
Classe di destinazione d’uso del territorio | Tempi di riferimento | ||
Limite diurno (6.00 – 22.00) | Limite notturno (22.00 – 6.00) | ||
I | Aree particolarmente protette | 47 | 37 |
II | Aree prevalentemente residenziali | 52 | 42 |
III | Aree di tipo misto | 57 | 47 |
IV | Aree di intensa attività umana | 62 | 52 |
V | Aree prevalentemente industriali | 67 | 57 |
VI | Aree esclusivamente industriali | 70 | 70 |